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Chiesa Parrocchiale di S. Antonio
La parrocchia di S. Antonio fu iniziata il 29 dicembre 1780; in quei tempi tutta la valle Bormida faceva parte della Diocesi di Alba e la chiesa funzionante era quella attuale sulla statale di Gottasecca. Ben presto la chiesa risultò insufficiente per la popolazione e già fin dall'anno 1797 abbiamo una richiesta vescovile alla Reale Segreteria di Stato.Pio Vitale si riservò il diritto di benedirla e consacrarla, concedendo ai fedeli che avessero prestato la loro opera nella costruzione, quaranta giorni di vera indulgenza. In questi anni, però, le nostre valli hanno vissuto l'epoca più cruenta e tragica della loro storia, infatti, Francesi, Austriaci e più ancora rivoluzioni interne, con monarchici, giacobini e repubblicani, impedirono ogni iniziativa. Appena tramontata la stella di Napoleone Buonaparte e ritornata la calma in Piemonte con il reame dei Savoia, già nel 1818 abbiamo una nuova domanda di costruzione fatta da Don Luigi Musso e dai vari Consiglieri Comunali, inoltrata al Vescovo di Mondovì, poiché questa vallata era passata sotto tale diocesi e vi risiedeva lo stesso Monsignor Vitale trasferitosi da Alba. Per nove anni non fu iniziata l'opera per le ancora tristi vicissitudini dei tempi, ma nel 1827 l'allora Mons. Gaetano Buglione succeduto a Mons. Vitale, ne rinnovava la concessione con la medesima indulgenza a tutti quelli che avessero prestata la loro opera a detta costruzione. Si incominciò a radunare il materiale e tutti i parrocchiani e i fedeli, seguendo l'esempio di Don Nicolao, scendevano nel ritano e depositavano nei pressi della costruzione la pietra più grande che riuscivano a portare. Si arrivò così al termine nel 1833, come manifestato da uno scritto sopra il cornicione dal lato del Vangelo. Vennero donate alla Chiesa l'altare, la balaustra e il pulpito, tutti in marmo, una sacrestia e un battistero di nuova costruzione. I pavimenti furono rifatti diverse volte fino ad arrivare al 1964, quando, seguendo le indicazioni della Commissione Diocesana dell'Arte, si decise di rifare le decorazioni affidando il compito a pittori di Mondovì.
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